Lino Guanciale al teatro Bellini di Napoli: «Il commissario Ricciardi vuole una famiglia»

Lino Guanciale in «Napoleone» al Bellini, tra Hugo e Sacco

Simona Boo e Lino Guanciale
Simona Boo e Lino Guanciale
di Luciano Giannini
Martedì 7 Maggio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 8 Maggio, 08:42
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Lino Guanciale tra il commissario Ricciardi e Napoleone; tra l’introverso antieroe di Maurizio de Giovanni, reso grande dallo scomodo segreto di percepire pensieri e parole delle vittime di morte violenta; e l’eroe che «sfidò Dio», l’imperatore reso grande dalla Storia, «arbitro» tra due secoli «sommessi», come canta Manzoni. Allora, Lino? «Stiamo finendo di girare la terza stagione della fiction. Dopo un mese di riprese a Napoli e uno a Taranto, ora siamo a Roma. Si chiuderà a fine giugno. La messa in onda è prevista per il prossimo inverno, penso a inizi 2025. Così concluderemo il primo ciclo di 12 romanzi». 

Al Bellini, intanto, da stasera a domenica, l’attore di Avezzano porterà «Napoleone. La morte di Dio». L’autore, Davide Sacco, drammaturgo di Torre del Greco e co-direttore del Manin di Terni, prende spunto dalla sua fine per accomunarla con quella di un padre qualsiasi. Guanciale: «È come se il mio personaggio si chiamasse Amleto e, messo di fronte alla perdita del genitore, cercasse una cornice più ampia in cui iscrivere il proprio piccolo-grande dolore». In scena, con Guanciale, saranno Simona Boo (99 Posse), che qui offre non soltanto voce, ma anche recitazione, e Amedeo Carlo Capitanelli, «nel ruolo di un burocrate dei funerali...

un becchino, uno scavatore di fosse...». La regia è di Sacco. Lo spettacolo debuttò nell’estate scorsa al «Campania teatro festival».

Lino: «L’idea venne a Davide dopo aver letto il reportage che un giovane Victor Hugo scrisse, tra cronaca e riflessioni personali, sul ritorno in patria delle regali spoglie, circa 20 anni dopo la morte a Sant’Elena». Era passato il tempo, ma non l’«effetto Bonaparte»: «Nonostante la morte parifichi, l’emozione fu palpabile. Quasi l’intera città si riversò a Les Invalides. La Francia era mutata, la sua memoria no. Ispirato da questo spunto, Davide ha giustapposto la perdita di un grande e l’elaborazione collettiva del lutto con una perdita privata. Un padre dell’Europa e un padre individuale: siamo tutti figli della Storia, Napoleone come Gennaro Esposito. E la domanda è: dinanzi alla morte, che ci accomuna, quanto la macro-storia è in comunicazione con la micro-storia? La prima è fatta da un pugno di uomini destinati al potere; ma è anche vero che ognuno ha un posto nella realtà. E Hugo dà magnificamente conto della perdita collettiva e di un silenzio che si fa universale. In quel giorno la Francia si sentì di nuovo unita. E allora... esiste un modo per ricucire i fili di una comunità, per ricostruire i ponti tra noi, che noi stessi abbiano distrutto? Questo è il senso dello spettacolo».

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Quel Gennaro Esposito cui accennava prima potrebbe essere il suo Ricciardi. Quale commissario ritroveremo? «Diverso. Più aperto al mondo. Il cambiamento, già in atto, avrà una forte accelerazione. Ricciardi sboccerà. Per intenderci: nella passata stagione chiedeva al padre il permesso di frequentare Enrica. Nella prossima penserà di costruire una famiglia con lei. Un’etica rigida gli impediva di comunicare, per evitare di far pesare sugli altri la propria maledizione. La vita gli insegna che non si crea amore isolandosi, qualunque sia la maledizione. Le piccole crepe della sua corazza si... dislegano, direbbe Dante. Lo confesso: Ricciardi mi ha dato tanto. Spero di avergli restituito qualcosa... se non altro, la devozione». 

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