Aviaria prossima pandemia, i virologi: «Virus sta mutando e si trasmetterà all'uomo». È allarme negli Usa

Caruso: «La preoccupazione è grande, bisogna essere realisti e prepararsi»

L'aviaria sarà la prossima pandemia, i virologi: «Il virus sta mutando e si trasmetterà all'uomo». Allarme negli Usa
L'aviaria sarà la prossima pandemia, i virologi: «Il virus sta mutando e si trasmetterà all'uomo». Allarme negli Usa
di Mario Landi
Giovedì 2 Maggio 2024, 12:24 - Ultimo agg. 3 Maggio, 07:06
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L'aviaria sarà la prossima pandemia? «È fortemente possibile» secondo Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), che in un'intervista all'Adnkronos Salute non usa mezzi termini sui timori suscitati dall'epidemia che cresce tra i bovini da latte negli Usa, a causa di un ceppo altamente patogeno di virus H5N1 ritrovato in frammenti anche nel latte pastorizzato in commercio Oltreoceano. Nella comunità scientifica «la preoccupazione è grande», spiega l'esperto appena rientrato da Barcellona, dove ha partecipato al Congresso della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive (Escmid). «Il passaggio dell'aviaria nei mammiferi e la circolazione in questi animali - avverte - è un passo avanti verso l'uomo».

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L'allarme

Lo specialista, ordinario di microbiologia e microbiologia clinica all'università di Brescia e direttore del Laboratorio di microbiologia dell'Asst Spedali Civili, traccia un quadro «forse pessimistico - ammette - ma purtroppo non dobbiamo mettere la testa sotto la sabbia. Bisogna invece essere realisti e prepararsi», ammonisce Caruso.

Pensando a una futura emergenza pandemica, sottolinea, «il virus aviario è l'unico che preoccupa realmente» per più di una ragione. Innanzitutto perché "è un virus influenzale che in quanto tale si trasmette per via aerea, la più efficace in termini di contagio».

 

Il virus

Il patogeno, poi, è estremamente diffuso: «Lo stanno portando dappertutto le anatre selvatiche, che ormai vediamo anche nelle nostre città, nei nostri stagni, nei nostri corsi d'acqua». E sta mutando: «Non solo l'H5N1 - precisa l'esperto - ma diversi ceppi di virus aviario si stanno modificando, a livello di più recettori di superficie, per potersi adattare all'uomo. Un salto sempre più facile, dopo che è passato ai mammiferi e tra i mammiferi circola».

 

Nuova pandemia

Siamo dunque di fronte «non a una aviaria, ma a più aviarie - puntualizza Caruso - che hanno fatto il loro ingresso nel mammifero e sono tutte potenzialmente pericolose per l'uomo. Preoccupano perché la circolazione nei mammiferi indica che il virus sta evolvendo in una direzione chiara: ha imboccato una strada che inevitabilmente, prima o poi - prospetta il presidente dei virologi italiani - porterà all'arrivo nell'uomo il quale potrà diventarne serbatoio e diffusore».

 

Trasmissione all'uomo

Arriveremo alla trasmissione del virus dell'influenza aviaria da uomo a uomo? «È inevitabile - risponde Caruso - che quando il virus entrerà più e più volte nell'uomo potrà assumere quella 'fitness', cioè quella capacità di adattamento alle cellule umane, che permetterà all'uomo di fare da reservoir e quindi da diffusore per altri uomini». Al di là dei casi noti per esposizione, professionale o meno, ad animali infetti, «chissà quante volte l'uomo è già stato infettato, magari senza presentare sintomi importanti - ragiona il presidente Siv-Isv - Chissà quanti virus aviari stanno cercando di entrare nell'uomo e quante volte ci sono riusciti». Pertanto, se è vero che ad oggi per il virus aviario il contagio uomo-uomo non è mai stato confermato, «non è detto che una trasmissione uomo-uomo non sia già possibile - osserva Caruso - o che quantomeno qualche ceppo non si sia già stabilizzato nell'uomo». Insomma, «la situazione è veramente preoccupante - è il messaggio - ed esige una sorveglianza stringente sugli animali, non soltanto i volatili, sugli alimenti di origine animale consumati dall'uomo e sugli uomini stessi. È indispensabile farci trovare pronti, preparati a una nuova possibile futura pandemia».

 

Cosa è

Identificata per la prima volta in Italia più di un secolo fa, l'influenza aviaria, come si legge sul sito dell'Iss è una malattia degli uccelli causata da un virus dell'influenza di tipo A, che può essere a bassa o ad alta patogenicità. Diffusa in tutto il mondo, l'influenza aviaria è in grado di contagiare pressoché tutte le specie di uccelli, anche se con manifestazioni molto diverse, da quelle più leggere fino alle forme altamente patogeniche e contagiose che generano epidemie acute. Se causata da una forma altamente patogenica, la malattia insorge in modo improvviso, seguita da una morte rapida quasi nel 100% dei casi. La paura di una nuova pandemia, originata da un passaggio del virus aviario all’uomo, ha messo in moto una serie di misure straordinarie di prevenzione in tutto il mondo.

 

Rischio di contagio

Dall’inizio della presente epidemia nelle zone del Sud-est asiatico, che ha preso il via nel corso del 2003, l’Oms ha lanciato un allarme a tutte le istituzioni internazionali a cooperare per attuare piani e azioni preventive per ridurre il rischio di passaggio all’uomo del virus aviario. Condizione essenziale perché virus che normalmente sono ospitati da animali diventino patogenici per l’uomo è che nel processo di riassortimento acquisiscano geni provenienti da virus umani, che li rendano quindi facilmente trasmissibili da persona a persona. I casi di influenza aviaria su uomo registrati nel corso del 2003 e 2004 sono invece casi di trasferimento diretto da pollame infetto a persone.

 

Sintomi

I sintomi iniziali comuni sono febbre alta (maggiore o uguale a 38°C) e tosse seguiti da sintomi che coinvolgono le basse vie respiratorie, tra cui dispnea o difficoltà respiratorie. I sintomi delle alte vie respiratorie come mal di gola o raffreddore sono meno comuni.

 

Vaccini

È utile la vaccinazione antinfluenzale? Sì. La vaccinazione antinfluenzale, come riporta il sito del Ministero della Salute, pur non conferendo una protezione specifica verso i virus dell'influenza aviaria, è utile in quanto può ridurre la probabilità di essere infettati contemporaneamente, sia dal virus dell'influenza aviaria che da quello stagionale (coinfezioni). La riduzione delle coinfezioni riduce la probabilità che i virus acquisiscano la capacità di diffondersi facilmente da persona a persona.

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