Gaza, l’Aia chiede l’arresto di Netanyahu e Sinwar per crimini di guerra. Ira Biden: «Vergogna»

Le conclusioni dell’indagine sulla strage del 7 ottobre e sul conflitto nella Striscia

Gaza, l’Aia chiede l’arresto di Netanyahu e Sinwar per crimini di guerra. Ira Biden: «Vergogna»
di Lorenzo Vita
Lunedì 20 Maggio 2024, 23:20 - Ultimo agg. 21 Maggio, 15:15
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Davanti alle telecamere della Cnn, il procuratore capo della Corte penale internazionale, Karim Khan, scandisce i nomi con voce ferma, e senza battere ciglio: Yahya Sinwar, capo di Hamas a Gaza; Mohammed Deif, comandante delle Brigate Ezzedin Al Qassam; Ismail Haniyeh, vertice dell’ufficio politico di Hamas; Benjamin Netanyahu, primo ministro dello Stato di Israele e Yoav Gallant, ministro della Difesa.

Sono loro le persone per cui è stato chiesto un mandato di arresto internazionale. E per tutti, l’imputazione è la stessa: crimini di guerra e contro l’umanità.

Mandati d'arresto CPI, Netanyahu: respingo con disgusto paragone tra Israele e Hamas

Senza distinzione tra capi dell’organizzazione palestinese e vertici israeliani. Per i leader di Hamas, l’accusa è di avere perpetrato l’orrore del 7 ottobre, con «sterminio, omicidio, presa di ostaggi, stupro e violenza sessuale durante la detenzione».

Una chiara presa di coscienza di quanto accaduto quel giorno in cui si è interrotta per sempre la quotidianità di interi kibbutz e di tutto il Medio Oriente. Ma le accuse contro Netanyahu e Gallant non sono da meno.


I COLPEVOLI
La procura ha confermato la visione estremamente negativa su come è combattuta la guerra nella Striscia di Gaza. Soprattutto per gli effetti sulla popolazione. Il capo del governo e il suo ministro della Difesa sono ritenuti colpevoli di «avere causato lo sterminio, usato la fame come metodo di guerra, compresa la negazione di forniture di aiuti umanitari e di aver deliberatamente preso di mira i civili durante il conflitto». «Gli effetti dell’uso della fame come metodo di guerra, insieme ad altri attacchi e punizioni collettive contro la popolazione civile di Gaza sono acuti, visibili e ampiamente conosciuti» ha dichiarato la Corte, e «comprendono malnutrizione, disidratazione, profonda sofferenza e un numero crescente di morti tra la popolazione palestinese, compresi neonati, bambini e donne». 

 


LE PROTESTE
Frasi che non lasciano spazio a dubbi. Gravissime e allo stesso tempo attese dagli addetti ai lavori. Ma che non potevano non innescare la reazione feroce delle parti in causa che, per una volta, si trovano d’accordo. Sicure di non volere essere sullo stesso piano dei propri nemici. Per Hamas la richiesta del procuratore capo è «arrivata troppo tardi», «equipara vittima e carnefice», e incoraggia, a detta di Sami Abu Zuhri, la «guerra di sterminio». Ma è soprattutto dallo Stato ebraico e dai suoi alleati che si sono sollevate le più vibranti proteste per una decisione che l’esecutivo di Netanyahu considera un insulto. «Come primo ministro di Israele, respingo con disgusto il paragone del procuratore dell’Aia tra il democratico Israele e gli omicidi di massa di Hamas. È un esempio del nuovo antisemitismo» ha detto Bibi dopo aver saputo della richiesta di Khan. Dello stesso avviso il presidente, Isaac Herzog, che ha definito «scandaloso» l’annuncio del procuratore. E intorno al premier e al suo ministro si sono stretti anche i leader di opposizione, Benny Gantz e Yair Lapid, sconvolti dalla decisione di porre sullo stesso piano i leader di Hamas con i vertici dello Stato ebraico. Una scelta che ha provocato soprattutto l’ira degli Stati Uniti, che nel loro continuo equilibrio tra alleanza con Israele e critiche e avvertimenti nei confronti del governo, si trovano a dover gestire un’accusa ritenuta eccessiva e che rischia di interrompere il già difficile lavoro diplomatico di Washington per arrivare a una tregua.

 
LE REAZIONI
La richiesta contro i leader israeliani «è oltraggiosa» ha detto senza giri di parole Joe Biden, e «non c'è equivalenza - nessuna - tra Israele e Hamas». Mentre per il segretario di Stato Antony Blinken, il pericolo è che una scelta come quella fatta dall’Aia metta a rischio gli sforzi per un accordo sul cessate il fuoco. Un pericolo da non sottovalutare, visto che Netanyahu appare sempre più rigido. E ora sembra giustificato di fronte alla propria maggioranza e opinione pubblica ad andare avanti per la sua strada. Il premier sa che la richiesta del mandato di arresto ha un’efficacia limitata. La Corte deve decidere se accogliere o meno la richiesta del procuratore. Ma Israele - come Cina, Russia e Usa - non ha firmato lo statuto di Roma e dunque non riconosce la Corte penale internazionale. 


LA FORMULA
Non è un caso che Khan abbia parlato di crimini di guerra e contro l’umanità commessi «nello Stato di Palestina». Perché l’Autorità nazionale palestinese nel 2015 ha chiesto all’Onu di accedere anche a quel trattato del 1998. Una scelta fatta proprio per permettere al tribunale di avere giurisdizione sui territori palestinesi, dove appunto agiscono le forze israeliane. Ma se gli effetti di un mandato possono essere secondari (come dimostrato da quello spiccato contro Vladimir Putin), è soprattutto il valore politico a fare la differenza. Equiparati ai leader di Hamas, i vertici israeliani si trovano davanti a un’accusa che cambia radicalmente la loro percezione tra i loro critici nel mondo. La procura ha fatto capire che vi sono le basi per incriminare Netanyahu e Gallant di crimini di guerra. E questo è un problema non solo per Bibi, che ora deve valutare l’impatto di questa imputazione sulla conduzione della guerra, ma anche per il presidente Biden, che in piena corsa per la Casa Bianca deve rendere conto a un elettorato sempre più contrario alla guerra in Medio Oriente e all’invio di armi a Israele.

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