Filippo Turetta, il processo in autunno. «L'omicidio di Giulia Cecchettin fu premeditato»

La procura di Venezia si appresta a chiudere le indagini

Filippo Turetta, il processo in autunno: «L'omicidio di Giulia Cecchettin fu premeditato»
Filippo Turetta, il processo in autunno: «L'omicidio di ​Giulia Cecchettin fu premeditato»
di Gianluca Amadori
Mercoledì 1 Maggio 2024, 08:12 - Ultimo agg. 2 Maggio, 10:29
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La procura di Venezia si appresta a chiudere le indagini a carico di Filippo Turetta, lo studente ventiduenne di Torreglia, in provincia di Padova, accusato di aver ucciso l’ex fidanzata, Giulia Cecchettin, nel novembre dello scorso anno. E, quasi certamente, lo farà contestando al giovane l’aggravante della premeditazione.
Per non correre il rischio che l’indagato possa uscire dal carcere per decorrenza dei termini di custodia cautelare, l’obiettivo della pubblica accusa è di arrivare all’udienza preliminare e al conseguente rinvio a giudizio prima della sospensione estiva, in modo che il processo di fronte alla Corte d’assise possa aprirsi a settembre o, al più tardi, all’inizio di ottobre. Il pm che coordina le indagini, Andrea Petroni, si trincera da mesi dietro il più profondo riserbo e, dopo la convalida dell’arresto di Filippo e l’interrogatorio da lui reso lo scorso dicembre, nel carcere veronese di Montorio, nulla è più trapelato in merito allo sviluppo delle indagini. Una scelta precisa quella degli inquirenti, per cercare di attenuare il grande clamore mediatico suscitato dalla vicenda, e poter operare con la maggiore tranquillità possibile, in attesa che i riflettori si puntino nuovamente sul caso in occasione del processo. All’inizio dell’anno il magistrato ha affidato agli esperti del Ris di Parma l’analisi delle tracce di sangue e dei numerosi oggetti sequestrati, tra cui l’automobile con cui Turetta ha trasportato Giulia, in un viaggio della disperazione durato una settimana, che lo ha portato in Germania, dopo essersi liberato del corpo della ventiduenne di Vigonovo, gettato in fondo a un dirupo, nelle montagne tra Barcis e Piancavallo, in provincia di Pordenone.

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Smartphone e pc

L’esito degli accertamenti tecnici è grande importanza: in particolare di quelli eseguiti sul contenuto dello smartphone e del pc di Filippo, che potrebbe risultare determinante per dimostrare la premeditazione, aggravante che impedirà alla difesa del giovane di accedere al rito abbreviato, con il rischio di una condanna al massimo della pena: l’ergastolo. È difficile che, sulla base della dinamica dell’episodio e degli elementi raccolti durante le indagini, la procura scelga di intraprendere una strada diversa da quella della premeditazione.

Fin dall’inizio, le azioni dello studente padovano hanno influito nella ricostruzione dell’omicidio: per quale motivo, ad esempio, Filippo aveva portato con sè un coltello? E perché aveva del nastro adesivo, poi utilizzato per immobilizzare la ragazza?


Perdurante determinazione

Affinché si configuri l’aggravante della premeditazione, la giurisprudenza è consolidata nel ritenere che il progetto criminoso deve essere ispirato «da una particolare intensità del dolo, che si traduce in una fredda e perdurante determinazione a commettere il reato senza ripensamenti e senza soluzione di continuità». Dunque un piano architettato poche ore prima, anche se preciso e definito, potrebbe non essere sufficiente. Ecco perché gli appunti rinvenuti nel Pc di Turetta, e i messaggi conservati nel suo smartphone potrebbero risultare decisivi. Spetterà al dibattimento, celebrato di fronte a due giudici togati e alla giuria popolare, stabilire se effettivamente Filippo avesse pianificato l’uccisione di Giulia, oppure se la situazione gli sia sfuggita di mano nel momento in cui ha deciso di dare attuazione al piano che aveva in mente. La difesa dell’imputato, rappresentata dal professor Giovanni Caruso, potrebbe chiedere la perizia psichiatrica.


La dinamica

Giulia Cecchettin si sarebbe dovuta laureare il lunedì successivo, e aveva trascorso il pomeriggio di sabato 11 novembre con Filippo (in difficoltà nella conclusione del percorso di studi) al centro commerciale Nave de Vero di Marghera, dove la coppia aveva poi cenato. Le indagini hanno accertato che Giulia è stata ferita per la prima volta , attorno alle 23.15, a Vigonovo, dove Filippo aveva fermato la sua Fiat Punto vicino all’abitazione dell’ex fidanzata. Un testimone ha sentito le urla della ragazza e in quel punto i carabinieri hanno rinvenuto, la mattina seguente, la lama di un coltello da cucina, senza il manico, della lunghezza di 21 centimetri, e tracce di sangue sull’asfalto (un altro coltello è stato successivamente rinvenuto all’interno dell’auto di Filippo).
Un quarto d’ora più tardi, le telecamere dello stabilimento Dior di via Quinta Strada, a Fossò, hanno ripreso la ragazza mentre cercava di scappare, dopo essere scesa dall’auto, inseguita e gettata a terra da Filippo, il quale ha poi caricato il suo corpo esanime nel bagagliaio, prima di ripartire. L’autopsia ha stabilito che a provocare la morte di Giulia è stata una profonda ferita da coltello al collo.
 

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