«Fuori Biennale», a Venezia dove i mestieri si fanno arte

A Venezia i padiglioni accolgono opere anche fuori dalla mostra

Una delle opere di fuori Biennale a Venezia
Una delle opere di fuori Biennale a Venezia
di Lorenza Fruci
Sabato 27 Aprile 2024, 06:55
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A Venezia è tempo di Biennale, ma anche di fuori Biennale, una girandola di opening e vernissage. Una volta scesi dalla stazione ferroviaria Santa Lucia ci si può dirigere verso Cannaregio, dove ha aperto al pubblico lo storico Palazzo Diedo, inaugurato con la mostra «Janus», opere site-specific di 11 artisti internazionali dedicate alle tradizioni dei mestieri d’arte della Laguna (fino al 24 novembre). Tra queste un lampadario in vetro murato in un cubo di cemento di Piero Golia e un’istallazione di gocce spioventi di vetro soffiato di Urs Fischer.

Proseguendo verso Santa Croce si può raggiungere Ca’ Pesaro che dedica una monografica al genio creativo di Armando Testa, fino al 15 settembre.

In mostra i bozzetti e le sue prime litografie di alcune famose pubblicità per Borsalino, Pirelli, Antonetto, le campagne sociali come quella contro l’aborto e per Amnesty International, i manifesti dei grandi eventi sportivi come le Olimpiadi del 59 e Torino 90, e poi Carmencita, Papalla, Pippo, i personaggi creati per i Caroselli che sono entrati nel nostro immaginario, la sedia con matita, i suoi omaggi a Mondrian, le sue croci e i suoi dipinti.

Nella nuova sede della galleria Lorcan O’Neill Richard Long è entrato in relazione con la città con una scultura realizzata con i marmi bianchi e rossi tipici delle costruzioni degli edifici veneziani, in dialogo con alcuni suoi dipinti. In piazza San Marco, dopo aver girato intorno a «Las Meninas», le dodici damigelle in bronzo di Manolo Valdes, si può visitare il museo Correr che fino al 24 novembre ospita Francesco Vezzoli con «Musei delle lacrime», nuova ibridazione tra memoria e storia dell’arte con i linguaggi contemporanei. Vezzoli da una parte dialoga con la quadreria, affiancando ai capolavori della collezione, che vanno dal XIII al XVII secolo, 37 sue opere (storiche, recenti e alcune realizzate per questa occasione) che scardinano il segno delle lacrime, ricamate a piccolo punto sulle sue immagini pop. Dall’altra si lascia influenzare dagli spazi espositivi progettati da Carlo Scarpa nel 1960. Il famoso architetto veneziano progettò anche lo storico negozio Olivetti, sotto i portici delle Procuratie Vecchie a San Marco, che ospita «Tony Cragg. Le forme del vetro», una selezione di disegni e 27 sculture in vetro realizzate a Murano dell’artista britannico.

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Nella piccola chiesa cinquecentesca San Gallo fino al 30 settembre sono esposte le opere dello spagnolo Jaume Plensa, che torna su «Janus», il Giano bifronte, con un’installazione site-specific con 3 grandi blocchi d’alabastro da cui emergono 3 volti di donna e 3 ritratti di giovani fanciulle in vetro di Murano con l’indice poggiato sulle labbra in segno di silenzio.

Restando sempre in tema di vetro, prendendo un vaporetto si può raggiungere l’isola di Murano, dove la Fondazione Berengo Art Space ospita fino al 24 novembre «Glasstress 8½», a cura di Umberto Croppi, rassegna biennale di opere di artisti e designer contemporanei realizzate in collaborazione con i maestri vetrai di Berengo Studio. Nella vecchia fornace trasformata in spazio espositivo ci sono in mostra circa 30 opere inedite di artisti, fra cui quelle di Monica Bonvicini, Thomas Schütte, Alfredo Pirri e Emilio Isgrò.

Dunque c’e tempo per visitare sia la Biennale che il fuori Biennale, ricordando che dal 25 aprile appena passato al 14 luglio (in 29 giornate specifiche di grande affluenza) sarà attivo il «contributo d’accesso», cioè il pagamento di una tassa di ingresso di 5 euro che ha l’obiettivo di regolare i flussi turistici nel centro storico di Venezia. Se l’arte continuerà ad attirare turisti e viaggiatori, questo gettone riuscirà a regolarne le presenze?

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