Successo di pubblico per lo spettacolo di Angela Di Maso prodotto dalla Fondazione Pietà de’ Turchini

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Salone centrale gremito al Palazzo Zevallos Stigliano per la prima assoluta di “Adriana Basile, Giulia De Caro, Anna Maria Scarlatti. Famosissime armoniche del regno di Napoli”, lo spettacolo-concerto ideato e prodotto dalla Fondazione Pietà de’ Turchini in collaborazione con Gallerie d’Italia. La drammaturgia e regia portano la firma di Angela Di Maso, mentre protagonista è la voce recitante di Cristina Donadio, che ha evocato le vicende, artistiche e umane, di ciascuna delle tre “canterine”, straordinarie cantanti e musiciste, dive ante litteram della scena musicale italiana e internazionale tra Seicento e primi del Settecento. I racconti delle scandalose storie di queste tre pioniere prevedono, nella scrittura di Angela Di Maso, un costante e irriverente innesto tra prosa e musica, che culmina nelle esecuzioni dei brani più famosi che i grandi compositori del Barocco scrissero per queste tre fondamentali artiste della Scuola Musicale Napoletana. Il programma comprende le composizioni di Monteverdi, Alessandro e Domenico Scarlatti, Cicinelli, Ziani, Provenzale e un testo di Giambattista Basile, fratello di Adriana. Interpreti, il soprano-rivelazione Cristina Fanelli e i Talenti Vulcanici (Stefano Demicheli al clavicembalo e direzione, Monika Toth e Isabel Soteras Valenti ai violini, Francesco Galligioni al violoncello, Francesco Motta alla tiorba, Marco Contessi al contrabbasso e Marco Crosetto all’organo), ensemble di musica antica creato e prodotto dalla Fondazione Pietà de’ Turchini.
 
«Ci prepariamo a portare “Adriana Basile, Giulia De Caro, Anna Maria Scarlatti. Famosissime armoniche del regno di Napoli” al Festival di Musica Antica di Utrecht, il più prestigioso d’Europa, che quest’anno è dedicato al patrimonio musicale di Napoli. Lo spettacolo-concerto, che inaugura la nostra collaborazione artistica con Angela Di Maso, è l’operazione con la quale culmina la relazione della Fondazione Pietà de’ Turchini con la preziosa sponda istituzionale di Palazzo Zevallos Stigliano-Gallerie d’Italia. Un percorso iniziato 13 anni fa, che si esprime attraverso la realizzazione di programmi musicali pensati per lo spazio museale e per le mostre che vi si allestiscono. Un dialogo inedito e privilegiato che ci ha consentito di allestire, nello splendido salone centrale “Luigi Platani”, il debutto delle “Famosissime Armoniche”».
 
«La “ricerca della felicità” è l’elemento comune alle tre vite e alle scelte, spregiudicate e coraggiose, di queste tre grandi artiste e donne libere». Così spiega il suo lavoro sulle “Famosissime armoniche” Angela Di Maso, drammaturga formatasi alla scuola di teatro russa di Jerzy Grotowski, musicista e storica della musica specializzata in canto, direzione corale e semiotica del canto gregoriano, premio “Franco Enriquez” alla migliore drammaturgia italiana. «E “felicità”, per questi tre personaggi, ha voluto dire soprattutto autodeterminazione: il conseguimento della fama, i più prestigiosi palcoscenici, lo status di “divine” presso le principali corti d’Europa. Ma anche una vita libera, lontana dalla miseria, colma dell’amore di uomini e figli. Le tre “armoniche” conobbero la prostituzione, prima per superare il bisogno, poi per mettere in luce le loro indiscusse e documentate qualità artistiche. E non abdicarono mai alla loro libertà sessuale, sbandierata anzi spudoratamente, riconoscendo in essa l’unico autentico potere contrattuale laddove, per le donne di ieri come di oggi, troppo spesso il solo talento non basta ad ottenere il riconoscimento del mondo», osserva Angela Di Maso, che conclude «La Basile, la De Caro e la Scarlatti guadagnarono gli ambienti che contavano, accantonarono grandi fortune, furono le impresarie di teatri e diedero risalto al genio dei consanguinei: le novelle de “Lo cunto de li cunti” del fratello Gianbattista, nel caso della “divina Andreana”, l’inconfondibile cifra degli Scarlatti, nel caso di Anna Maria. Furono inoltre mecenati e raffinate collezioniste, come la De Caro che vantò forse un Caravaggio nella sua collezione di opere d’arte. Non male per tre donne del popolo che trovarono il coraggio di mettersi in gioco tutte intere per guadagnare il loro, meritatissimo, posto in società», conclude la Di Maso.