Angelo Lancellotti presidente Ance Napoli: «Pronti a investire su Bagnoli ma basta ritardi sulla bonifica»

Il leader dei costruttori: «Solo il Sud può fare da volano per l’intero Paese»

Angelo Lancellotti, nuovo leader dei Costruttori
Angelo Lancellotti, nuovo leader dei Costruttori
di Luigi Roano
Venerdì 10 Maggio 2024, 12:00
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Presidente dell’Ance Angelo Lancellotti con il decreto coesione diventato legge, a Bagnoli il governo ha assegnato 1,2 miliardi per il risanamento ambientale e le infrastrutture. Ma serve l’intervento dei privati - invocato dal sindaco Manfredi - per restituire Bagnoli ai napoletani. Gli industriali di Napoli sono pronti a investire sui suoli e a costruire un nuovo ecoquartiere? 
«Innanzitutto voglio sottolineare che la politica dialogante del sindaco Manfredi porta risultati estremamente positivi. Noi su Bagnoli eravamo pronti già tanti anni fa poi ci siamo addormentati ai blocchi di partenza perché Bagnoli negli anni è restata immobile. Abbiamo sempre fatto la nostra parte anche contro i nostri interessi avvertendo su quello che poi è puntualmente successo. Abbiamo avvertito anche che le aste per i suoli sarebbero andate deserte. Il nodo vero, adesso, sono i tempi delle bonifiche: il primo elemento che serve agli imprenditori per realizzare un piano economico e finanziario è la certezza dei tempi. Vale a dire quando finiscono le bonifiche e quando sono disponibili le aree? A quel punto si potrà iniziare a parlare dello sviluppo dell’area».

Il piano per l’area ex Italsider prevede alberghi, industrie ad alto contenuto tecnologico e green e opere per il tempo libero per lo sport e sfruttare il mare. È la strada giusta da seguire? 
«Assolutamente si perché la mixitè di funzioni rende il quartiere vivo in tutte le ore del giorno e della notte e oggi le città vivono 24 ore al giorno ed è proprio cambio di impostazione a essere rilevante.

A questo si aggiunga la necessità di fare un ragionamento sul porto turistico. Se ci dovessero essere anche all’esito delle bonifiche dei problemi di balneabilità si potrebbe prendere in considerazione anche l’idea di ampliare il porto turistico».

Ci sono allora ancora nodi da sciogliere? 
«Occorre fare delle scelte fondamentali: ovvero la sostenibilità economica della manutenzione delle aree pubbliche da quali flussi finanziari sarà garantita? Nell’attuale Praru - il Piano di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana - sono previsti degli ampi spazi pubblici come il Parco urbano e le spiagge ed è proprio a questo che mi riferisco. Un altro elemento importante e decisivo è la realizzazione di tutte le funzioni previste che sono tra loro interconnesse le unisce un filo che non può essere spezzato che è quello dello sviluppo uniforme del sito ex Italsider».

Ci troviamo in un contesto geoeconomico e politico che sembrerebbe favorevole a Napoli: per ritornare a occupare un ruolo centrale in Europa e nel Mediterraneo cosa serve alla città? 
«Ciò che serve alla città è ciò che serve all’Italia. Solo il rilancio del sud può tirare l’intero Paese. Ma il Paese ci crede davvero in questa opportunità? Se ci crede bisogna mettere in campo una nuova politica industriale. Ben venga L’alta capacità non può essere fatta solo sulla Napoli-Bari ma occorre molto altro. Bisogna mettere a sistema i porti di Napoli, Gioia Tauro, Augusta e Taranto. Questo consentirebbe effettivamente di poter mettere il Mezzogiorno al centro del mediterraneo».

Il “Nuovo paradigma” - la campagna de Il mattino con la quale si dimostra nei fatti che al sud lo sviluppo c’è e ora va incrementato - la trova d’accordo? E per fare di più secondo lei cosa serve a Napoli? 
«L’idea è che se al sud vengono concesse le stesse condizioni competitive che vengono concesse al nord, da noi non solo si può fare sviluppo ma è conveniente farlo nel meridione. Napoli oggi ha una nuova credibilità e reputazione, tanto che anche i Fondi internazionali se ne stanno accorgendo. La delegazione Saudita verrà anche da noi il 14 e mostreremo loro tutte le potenzialità del nostro territorio».

Il nuovo Prg del Comune - più flessibile e con nuove regole tese a incentivare la rigenerazione urbana -ha messo al centro per lo sviluppo anche l’area orientale oltre che Bagnoli. E’ una giusta intuizione? 
«Asssolutamente perché il processo di deindustrializzazione c’è stato a Bagnoli ma anche nell’area orientale. Da certi punti di vista la zona est è anche più attrattiva di Bagnoli perché presenta già insediamenti importanti come la Magnaghi nel campo dell’aerospazio e l’industria dei saperi come le academy. E poi è un’area equidistante dai tre hub trasportici principali: porto aeroporto e stazione». 

Secondo i costruttori napoletani quali sono le difficoltà di fare impresa a Napoli? 
Servono 4 precondizioni: sicurezza, scuola, sanità e trasporti che nella nostra città non sempre sono garantiti. Se noi creiamo queste condizioni riusciamo a trattenere quei giovani che costituiscono il capitale umano migliore e che sta lasciando la nostra città». 

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