Dal primo bozzetto al logo della missione Beyond di Luca Parmitano

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Venerdì 28 Settembre 2018, 01:17
Dal primo bozzetto al logo della missione Beyond di Luca Parmitano

Una storia nella storia, come raramente capita di ascoltare e vedere. Nome e logo delle missioni spaziali sono da sempre (vabbeh, dalla fine degli anni Cinquanta) oggetto di studi approfonditi, confronti e scontri, di battaglie di idee perché poi in quel marchio va riassunto lo spirito dell'impresa da comunicare in un lampo e da consegnare alla Storia sin qui vissuta in prima persona da appena 556 fra astronauti, cosmonauti e taikonauti. Un processo, quello che porta al logo finale, che resta solitamente confinato dietro le quinte delle missioni.

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Ecco allora che Luca Parmitano in mattinata racconta nell'affollata sala convegni dell'Esa Esrin di Frascati come in lui sono nati il titolo - bellissimo - della sua seconda mIssione (Beyond, oltre) e il disegno che racchiude in un casco da astronauta il riflesso dell'Europa e della stazione spaziale internazionale e poi, sulla sfondo, la Luna e Marte. Semplice e immediato, di grande effetto: una sorta di manifesto programmatico delle prossime attività spaziali dell'Umanità. Poi però nell'intervallo per un caffé e un tramezzino la sorpresa riservata, spontaneamente, a un gruppetto di suiveurs nella piccola sala stampa al primo piano degli uffici dell'Esa: lo stesso astroLuca squaderna volentieri (da un bel libretto e persino dalla Galleria del suo smartphone) la lunga Genesi che ha portato, di versione in versione (molte versioni) al risultato finale con l'aiuto determinante dell'olandese Karen Oldenburg, giovane e immaginifica graphic designer dell'Agenzia spaziale europea, anch'ella ieri a Frascati e gratificata in mattinata da un applauso "chiamato" da Parmitano.

Si scopre così che l'astronauta catanese dotato di astuccio matite, pennarelli, forbici e coccoina probabilmente presi in prestito dalle figlie Sara e Maia ("Ma non mi definirei mai un artista", chiosa) aveva inizialmente proposto un logo con un guanto da astronauta che alla fine si è perso nelle profondità siderale delle versioni, sostituito da un casco da tuta per le passeggiate spaziali che incornicia il tutto. E che in una fase intermedia Karen aveva insistito, con qualche ragione, sull'inserimento del profilo di un viso di un astronauta che somigliava parecchio al "nostro". Ipotesi suggestiva e di buon effetto bocciata però dal catanese che non ha voluto "personalizzare" il logo dedicato alla coralità proverbiale di una missione spaziale. E poi la forma della patch (tonda classica, a tronco di di cono come la capsula della Sojuz, con la visiera del casco interna o con la visiera esterna). Insomma, quanto lavoro non beyond, ma dietro a quel logo. (Paolo Ricci Bitti)



 
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