Può essere rischioso fare più vaccini insieme?

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di Maria Pirro

«Il calendario in Italia è abbastanza ricco e prevede nel primo anno di vita le classiche sei vaccinazioni: difterite, tetano, percosse, epatite b, haemophilus influenzae e pneumococco, tutte in tre somministrazioni, e questa si è dimostrata una strategia vincente. Aggiungere altri farmaci sarebbe un po' complicato. Poi c'è da fare il meningococco C, subito dopo, e morbillo rosolia e parotite, tra tredicesimo e quindicesimo mese di vita». Lo dice Paolo Siani, pediatra e primario dell'ospedale Santobono, uno dei quattro esperti - con Silvestro Scotti, medico di famiglia e presidente dell'Ordine di Napoli, Giulio Tarro, infettivologo e primario emerito al Cotugno, Maria Triassi, igienista e presidente campano della Commissione vaccini - interpellati dal Mattino.it per parlare di vaccini, influenza, meningite, paure e caos dovuti anche alle differenze nell'offerta gratuita di farmaci, differenze che resistono tra Regioni. Ce ne sono alcune, ad esempio, che hanno reso la profilassi obbligatoria per accedere all'asilo nido, altre che propongono servizi diversi addirittura nella stessa provincia. E non tutti i vaccini in commercio o somministrati gratuitamente dalle Asl sembrano efficaci quest'inverno a evitare la febbre, così come non tutti devono aderire alla campagna di prevenzione. Naturalmente, le domande riguardano anche la questione dell'autismo e gli altri dubbi diffusi tra i genitori. E, non manca, un ultimo interrogativo: perché gli stessi medici quasi mai si vaccinano? 
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(immagini e montaggio con Newfotosud - Annalisa Nuzzo, Alessandro Garofalo, Alessandro Pone)