Eboli, bambino sbranato da due pitbull: «Ho visto i cani azzannare mio nipote»

Giuseppe è uno degli zii di Francesco Pio, il piccolo di tredici mesi sbranato e ucciso

La disperazione
La disperazione
di Petronilla Carillo
Lunedì 22 Aprile 2024, 23:10 - Ultimo agg. 24 Aprile, 10:03
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«Ho visto i cani azzannare mio nipote: uno lo teneva per la spalla, l’altro per i piedi. Lo tiravano... Stavo dormendo quando ho sentito le urla e poi mia sorella che mi chiamava, mi sono svegliato e sono sceso in giardino ma... non siamo riusciti a salvarlo».

Giuseppe è uno degli zii di Francesco Pio, il piccolo di tredici mesi azzannato, ed ucciso, da due pitbull sotto gli occhi della mamma la quale è invano intervenuta per salvarlo. Come il fratello Simone in braccio al quale il bimbo era quando è partita l’aggressione. I due animali lo hanno lacerato con i loro denti. Quando sono arrivati i soccorritori del 118 Francesco Pio era avvolto in una coperta sul tavolo della cucina già privo di vita: i sanitari gli hanno strappato la magliettina e hanno visto le sue carni lacerate. Inutile qualsiasi tentativo di rianimazione. 

L'attacco

La tragedia si è consumata alle 8 del mattino nel giardino di una villetta bifamiliare a Campolongo, una frazione di Eboli. Francesco Pio era in braccio allo zio Simone, anche lui rimasto ferito ad una gamba: erano usciti fuori casa per accompagnare la sorellina che la mamma doveva portare a scuola. Ad un tratto i cani si sono avventati contro il piccolo: inutili i tentativi di Simone di salvarlo, nella colluttazione con i due pitbull Francesco Pio è caduto ed è diventato più facile preda per i due cani.

La mamma Paola e l’altro zio, Giuseppe, sono corsi per strappare il piccolo dalla morsa dei due animali ma anche loro non ci sono riusciti. La donna è stata azzannata anche lei e, dopo essere stata medicata sul posto, nel pomeriggio è dovuta andare in ospedale. Tanti ancora i punti oscuri della vicenda. 

La zia del bambino, Milena, ai cronisti fuori i cancelli dell’abitazione, ha raccontato che il piccolo si trovava lì per caso, perché la sorella la sera prima era andata a dormire dall’amica ma la verità, poco alla volta, è risultata essere un’altra. Il bimbo da qualche mese viveva con la madre e i due fratelli in quella casa dove vi erano anche gli zii, uno dei quali affidato proprio alla proprietaria dei cani.

Anzi, alla proprietaria di uno dei cani perché, al controllo dei microchip, uno dei due pitbull risulta intestato all’ex marito dal quale la donna si era separata da qualche mese. L'uomo, sentito dai carabinieri della stazione di Santa Cecilia di Eboli con il suo legale di fiducia, l’avvocato Genserico Miniaci, ha raccontato di aver lasciato i cani alla moglie per farli stare liberi. In principio erano cinque: una coppia e i loro tre cuccioli, oggi di tre anni, due maschi e una femmina. Poi il cane più grande è stato aggredito e ucciso dai figli. 

Al momento lui e l’ex moglie non sono indagati, ma l’ipotesi di reato che la procura di Salerno, diretta dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, starebbe vagliando è di omicidio colposo per omessa custodia. Bisogna vedere se, dalle indagini e dall’ascolto dei testimoni, emergono responsabilità a carico dei due coniugi.

 

La storia 

Francesco Pio (il cui corpicino sarà sottoposto mercoledì ad autopsia) viveva da qualche tempo con quei cani. I pitbull, quando lui era in giro, secondo una prima ricostruzione degli investigatori, venivano chiusi dentro una stanza. Ma non ieri mattina quando, forse per una semplice distrazione, erano liberi.

Tensione e dolore davanti alla palazzina gialla teatro della tragedia. Lo zio Simone, dopo aver portato fuori una delle due pitbull femmine, si è attaccato con le mani al furgoncino del servizio funebre al cui interno vi era il feretro del bambino ed ha seguito il suo percorso fin sulla provinciale: terribile per lui il distacco dal nipotino che, fino a qualche ora prima, giocava e scherzava tra le sue braccia.

Disperati i parenti. Per loro quanto accaduto resta però incomprensibile. È inspiegabile, fanno sapere, il comportamento di quel due cani che mai erano stati aggressivi con alcun essere umano. «La famiglia, spiega il sindaco di Eboli Mario Conte, era già attenzionata dai servizi sociali del Comune per altre vicende private». I cani sono ora sotto sequestro dell’autorità giudiziaria, ospiti di una struttura a Pignataro Maggiore dove saranno sottoposti al test dell rabbia: se risulteranno positivi l’Asl provvederà ad abbatterli.

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Intanto l’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente (Aidaa) interviene precisando che «prima di gettare la croce addosso ai due cani è fondamentale capire la dinamica dei fatti che vanno ricostruiti passo dopo passo e vanno verificate le posizioni dei proprietari».

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