Gb, giro di vite su libera circolazione cittadini Ue: timori fra gli italiani diretti in Inghilterra e gli inglesi già in Italia

Roger Waters dei Pink Floyd e Harry Shindler
Roger Waters dei Pink Floyd e Harry Shindler
Martedì 28 Febbraio 2017, 14:12 - Ultimo agg. 1 Marzo, 14:32
4 Minuti di Lettura
«È una cosa molto seria, siamo veramente preoccupati, rischiamo di dover lasciare l'Italia». Harry Shindler, uno dei più noti britannici residenti nel nostro paese, lancia l'allarme dopo le indiscrezioni sullo stop alla libera circolazione dei cittadini Ue che il governo di Theresa May vorrebbe imporre a metà marzo, quando partirà la richiesta ufficiale di negoziati per la Brexit. «Se questo è vero», dice all'Adnkronos, c'è il rischio di ritorsioni contro i britannici che vivono all'estero, «non è fantapolitica», qui c'è gente «che ha il proprio business in Italia, rischiamo di dover tornare in Inghilterra». Veterano di guerra sbarcato ad Anzio, Shindler è un attivista anti Brexit e per il diritto di voto dei britannici all'estero. E, nonostante i suoi 95 anni, è deciso a battersi fino in fondo. Noi britannici all'estero «non vogliamo andare come pecore al macello», assicura con il suo italiano dal forte accento londinese. Assieme ad altri compatrioti in Italia, Shindler ha già scritto una lettera al ministro dell'Interno Marco Minniti per chiedere un incontro e ottenere assicurazioni sul futuro trattamento dei britannici nel nostro Paese.

«Vogliamo essere noi inglesi che abitiamo qui a negoziare con il governo italiano. Il governo di Londra non può parlare per noi, non ci ha fatto votare al referendum», spiega Shindler, alludendo al fatto che dopo 15 anni di permanenza all'estero i britannici perdono il diritto di voto. Non a caso Shindler è stato fra i promotori del ricorso davanti all'Alta corte britannica per poter votare al referendum sulla Brexit, che però è stato respinto. Residente da 35 anni nelle Marche, Shindler è anche un punto di riferimento per tutti i suoi compatrioti che hanno perso i loro cari morti da soldati in Italia, attività per la quale è stato decorato dalla regina Elisabetta. Fu lui a ricostruire le circostanze della morte del padre del musicista dei pink Floyd Roger Waters dopo lo sbarco ad Anzio.

L'allarme di Shindler arriva quando lo spettro di una stretta alla libera circolazione nel Regno Unito fin dalle prossime settimane si sta allungando sempre più sui cittadini Ue che pensano di trasferirsi al di là della Manica. È quanto afferma con tono piuttosto minaccioso il Daily Telegraph, quotidiano filo conservatore e notoriamente su posizioni euroscettiche, secondo cui la premier Tory Theresa May ha l'intenzione di affermare il prossimo mese che gli immigrati in arrivo dal continente dopo l'avvio dell'articolo 50, previsto entro la fine di marzo, non avranno più automaticamente il diritto di rimanere in modo permanente nel Paese. Non solo, potranno anche essere soggetti a un visto di lavoro e vedersi limitare l'accesso ai benefit. Il Telegraph arriva perfino a ipotizzare una deadline, intorno al 15 marzo, che faccia da spartiacque per gli immigrati comunitari ai quali verranno garantiti o meno i diritti di residenza.

Ma quella che sembra la speranza dell'ala più euroscettica dei Tories - non è un caso che fra i sostenitori dell'iniziativa venga citato l'ex ministro ed esponente filo Brexit Iain Duncan Smith - è stata ridimensionata da Downing Street, secondo cui non è stata indicata una scadenza perchè il governo di Londra non intende prendere decisioni unilaterali prima che sia raggiunto un accordo con Bruxelles sul futuro dei cittadini Ue residenti nel Regno e gli expat britannici che vivono nel continente. Resta comunque il fatto che, come ha ribadito chiaramente ieri il ministro degli Interni, Amber Rudd, il principio di libera circolazione come lo conosciamo «è destinato a cambiare» dopo il divorzio da Bruxelles.

L'esecutivo sta lavorando a tutta una serie di limitazioni per ridurre gli ingressi dai Paesi Ue come chiesto dai sudditi di sua maestà col referendum sulla Brexit. Le speculazioni fatte dai media hanno spinto un alto diplomatico di Bruxelles a dichiarare al Guardian che «finchè il Regno Unito è uno Stato membro ha i suoi diritti e doveri», sottolineando che Londra si potrà comportare in modo autonomo solo una volta che sarà uscita dall'Unione. La questione degli immigrati non è l'unica che deve gestire May nel complesso passaggio della Brexit, c'è anche quella della Scozia. Secondo il Times, la premier conservatrice teme la possibilità che venga chiesto da Edimburgo un secondo referendum sull'indipendenza dal Regno Unito dopo quello del 2014 perso dai nazionalisti dell'Snp.

La first minister Nicola Sturgeon sarebbe pronta a ricorrere al voto popolare pur di salvare la permanenza scozzese nel mercato unico europeo.
Il governo di Londra ha ribadito oggi la sua posizione contraria, affermando che un nuovo referendum è da escludere. Resta comunque il rischio che un eventuale muro contro muro blocchi il processo di devolution. La premier infatti ha la possibilità di negare il referendum ma una decisione di questo tipo rischia di provocare una vera e propria crisi costituzionale e anche lo sfaldamento del Paese.
© RIPRODUZIONE RISERVATA