Fondi Ue Campania, Fitto fa ricorso: i 4 paletti per ribaltare l'ok del Tar a De Luca

Continua lo scontro tra il ministro Fitto e il governatore De Luca

I ministri Raffaele Fitto e Antonio Tajani in aula alla Camera
I ministri Raffaele Fitto e Antonio Tajani in aula alla Camera
di Adolfo Pappalardo
Martedì 19 Marzo 2024, 07:00 - Ultimo agg. 20 Marzo, 06:39
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Sembrava avviata ad una soluzione la guerra sui fondi Fsc per la Campania. E invece nulla perché ieri mattina il ministero guidato da Fitto deposita il ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del 19 febbraio (e così palazzo Santa Lucia che si è costituito in giudizio). Sono 4 i punti del ricorso. A cominciare dalla complessità del caso Campania rispetto alle regioni del Nord (che hanno uno stanziamento nettamente inferiore di fondi) passando per la «pretestuosità» della denuncia di palazzo Santa Lucia perché c'era un lavoro in atto. E ancora si punta sull'incompetenza territoriale del Tar Campania perché lo è quello del Lazio e, infine, il termine dei 45 giorni che sarebbe, sempre per i legali del ministero, «del tutto incongruo». Ed è proprio questo punto quello che ha fatto scattare la contromossa del ricorso di secondo grado ai giudici amministrativi: senza un accordo entro i termini stabiliti dai magistrati campani sarebbe scattato la nomina di un commissario. Da qui, in particolare, il ricorso per evitare questa scadenza prevista nei prossimi giorni. 

Lo scenario

È il naturale epilogo di uno scontro, senza esclusione di colpi, in atto da mesi tra il ministro Raffaele Fitto e il governatore Vincenzo De Luca.

Una partita che vale circa 5,6 miliardi e che vede la Campania tra le ultime regioni (ci sono anche Puglia e Basilicata) dove ancora non è stato firmato l'accordo sui fondi. Da qui il match a distanza tra Santa Lucia e ministero della Coesione che ha visto mettere in campo tutte le armi psossibili. Non solo gli attacchi politici ma anche la manifestazione a Roma di metà febbraio di De Luca con i sindaci campani finita tra le polemiche sino alle carte bollate in tribunale, appunto. Non solo i giudici amministrativi ma anche quelli ordinari e contabili dove pure la Campania ha presentato contestuale denuncia.

Il ricorso 

Ma ora, come già annunciato alla fine del mese scorso dal ministro Fitto, ecco il giudizio presso il Consiglio di Stato. Il match continua, insomma. Con i 4 punti su cui si basa il ricorso con cui il ministro vuole ribaltare la sentenza dei giudici del Tar campano. D'altronde proprio Fitto l'aveva già annunciato a il 19 febbraio. «Con il massimo rispetto della sentenza nei prossimi giorni sarà proposto appello», disse spiegando come «la sentenza del Tar ha respinto la richiesta della Regione di assegnazione immediata della risorse in quanto manifestamente inammissibile». Una replica a De Luca che parlava di vittoria. Ora si ricomincia puntando su 4 nodi, secondo il ministero. Ricapitoliamo in sintesi. L'attività istruttoria, secondo il ministero, è più agevole per le regioni del Centro-Nord e più complessa per quelle del Mezzogiorno, «stante la maggiore numerosità degli interventi, ammontante all'80 per cento della dotazione Fsc». Si eccepisce altresì, sempre nel ricorso, come quello della Campania al Tar «sia pretestuoso, in quanto vi era stata una fitta interlocuzione tra gli uffici del dipartimento e quelli regionali». Senza contare, dicono sempre dal ministero retto da Fitto, come «la competenza sia del Tar Lazio e non di quello della Campania», Infine, la scadenza. Da palazzo Chigi si sostiene come «la sentenza (quella del Tar Campania, ndr) avrebbe errato nell'assegnare il termine di 45 giorni per la conclusione del procedimento. Un termine del tutto incongruo in quanto tale da non consentire - si sostiene - al Ministero di effettuare valutazioni approfondite in merito alla proposta di progetti alternativi o sostitutivi di quelli presentati dalla Regione».

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I tempi del ricorso

Che poi, quest'ultimo, è uno degli argomenti di massimo attrito tra Fitto e De Luca. Con il secondo che non vorrebbe concordare progetto per progetto, come vorrebbe invece il ministero, in quanto i fondi sono destinati alla Campania. Vedremo nei prossimi giorni anche se non c'è ancora la data dell'udienza. Ma sabato, incontrando i sindaci campani, il governatore è stato sin troppo chiaro: «Se viene cancellato il termine (dei 45 giorni, ndr) dovremo passare alla lotta». Ieri invece l'ex sindaco di Salerno ha preferito non aggiungere altro alla vicenda. Se non una notazione di cronaca rispetto alla frana di Ariano Irpino che ha bloccato i collegamenti ferroviari con la Puglia creando enormi disagi. «Questa frana - attacca Vincenzo De Luca - è l'ennesimo segnale della fragilità del territorio e della assoluta urgenza di rendere disponibili i Fondi Sviluppo e Coesione per consentire anche di fronte a possibili emergenze, di realizzare gli interventi necessari, visto che sono le uniche risorse destinate al rischio idrogeologico». 

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