Elezioni Europee 2024, Vannacci a Napoli ma la Lega diserta: «Non temo i contestatori»

L'ex esponente Msi: «Se per esprimere le nostre opinioni siamo fascisti, allora siamo fascisti»

il generale Vannacci
il generale Vannacci
di Adolfo Pappalardo
Giovedì 2 Maggio 2024, 23:45 - Ultimo agg. 3 Maggio, 11:00
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L’unico della Lega a fare una capatina, un saluto veloce al generale Vannacci prima che inizi e subito via, è il sannita Luigi Barone. Mera cortesia tra chi corre per le Europee nella stessa scuderia. Per il resto del partito di Matteo Salvini non vi è traccia ieri pomeriggio all’incontro con il generale Vannacci, candidato in quota indipendente fortemente voluto dal leader del partito.

In sala, invece, ad ascoltare il verbo del generale diversi esponenti storici della destra napoletana mentre in prima fila spiccano un paio di over 70 che indossano fieramente, nonostante il caldo appiccicoso, il basco bordeaux dei paracadutisti della Folgore. «Un saluto ai camerati d’arma», li omaggia Vannacci dal palco con il rispetto che si deve tra colleghi dell’Esercito. Ecco l’atmosfera che si respira alla presentazione del libro «Il mondo al contrario».

Con il generale abilissimo, dal palco e prima con i cronisti, a misurare le parole, ad argomentare come: «Non mi sono mai definito antifascista, non è richiesto da nessuna norma, da nessuna legge. Il fascismo è finito 100 anni fa e non si è anti qualcosa che non esiste», ragiona lui per evitare di infilarsi in altre polemiche.

Subito dopo a dire le cose come stanno ci pensa dal palco Luigi Mercogliano, oggi presidente del comitato che porta il nome del libro del generale e in passato presidente napoletano del Fuan prima di passare con Fdi in quota Famili Day (in questa veste è stato candidato sindaco a Napoli nel 2016): «Se per esprimere le nostre legittime opinioni siamo fascisti, allora noi siamo fascisti», provoca lui, tra gli applausi, prima di salutare (ecco le parole esatte: «Il mio maestro, l’anima storica della destra, di tutti noi») Bruno Esposito, seduto in prima fila, già consigliere regionale, un passato nel Msi, poi in An e ora attivista del comitato. In platea, tutta maschile tranne qualche eccezione, ci sono Giovanni Papa, ex consigliere comunale di An ed Antonio Todaro, altro storico esponente dell’Msi.

Le polemiche

Fuori, intanto, il servizio d’ordine è imponente: 8 camionette della polizia bloccano in due il lungomare, agenti in borghese e in divisa a presidiare tutte le traverse nel timore di scontri. Perché un gruppo di universitari, saranno una cinquantina, preme per forzare il cordone. Poi alcuni attivisti colpiscono con aste di bandiera gli scudi degli agenti, loro rispondono con i manganelli: ma nei pochi attimi di contatto non ci sono feriti. E finisce con un lancio di palloncini d’acqua verso gli agenti. 

 

«Non temo le contestazioni. Anzi se vogliono sono qui, vengano e possiamo discutere», dice Vannacci entrando con passo veloce e zaino quasi militare alle spalle. Cortesissimo, a dire il vero, risponde a tutte, proprio a tutte, anche le più speciose e ripetitive, domande dei giornalisti. «Zaia non mi vota? Me ne farò una ragione...», dice sornione. Poi aggiunge: «Ma se qualcuno mi ha accettato come candidato indipendente della Lega, e per questo sono qui, evidentemente non sono tutti i big che hanno questa impressione, altrimenti non mi avrebbero accettato. Probabilmente c’è un’opinione diversa nell’ambito della Lega stessa.

Io comunque vado avanti per la mia strada e i miei argomenti».

Quali? «Confini, immigrazione, identità». Poi con il piglio da militare: «Vengo da una esperienza che è quella degli incursori nelle forze speciali, siamo abituati a lavorare dietro le linee nemiche in totale autonomia e indipendenza». Ed è così se in mattinata Vannacci è l’unico che manca alla presentazione ufficiale dei candidati della Lega con il vicesegretario nazionale Andrea Crippa. Ma il capolista appena arrivato alle 12 in punto con un treno, in una stazione blindata per lui, preferisce un polpo alla luciana in un ristorante del porto. Mentre nel pomeriggio scende in campo l’Arcigay di Napoli che deposita in procura un esposto per chiedere di valutare «il diritto di rivendicare sentimenti di odio e di disprezzo nei confronti di minoranze giudicate “non normali”».

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«Macché. Io dico cose normali, già dette da molti prima di me. Non capisco perché c’è voglia di censura nei miei confronti», chiosa lui che se la prende con i giornali che «travisano spesso le mie parole». Ma una frase sui disabili scatena un battibecco con una cronista in sala e devono intervenire quelli dell’organizzazione a moderare gli animi. Poi tutto si calma. Con il pubblico maschile che si volta all’unisono verso l’ingresso e tace all’improvviso senza che si oda nemmeno il volare una mosca: è appena entrata, su tacchi vertiginosi, l’ex showgirl Sylvie Lubamba che è una fan del generale.

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