Benevento, è guerra ai cinghiali nel Sannio: 200 nuovi cacciatori da maggio

La Regione ha riconosciuto il titolo di bioregolatori

Benevento, è guerra ai cinghiali nel Sannio: 200 nuovi cacciatori da maggio
Benevento, è guerra ai cinghiali nel Sannio: 200 nuovi cacciatori da maggio
di Antonio Mastella
Venerdì 10 Maggio 2024, 00:00 - Ultimo agg. 08:45
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Si rafforzano le misure per il contrasto ai cinghiali. Si è concluso il corso di formazione della Regione per 200 nuovi cacciatori cui è stato riconosciuto ufficialmente il titolo di bioregolatori. È una figura del tutto nuova, la cui peculiarità consiste nell’abilitazione a svolgere l’attività venatoria dopo un percorso formativo in biosicurezza: una conoscenza in più che si deve possedere anche per fronteggiare un’emergenza sanitaria creata da capi fulminati che siano eventualmente portatori della peste suina.

Per le competenze acquisite, inoltre, chi è in possesso di questo titolo, potrà dare la caccia agli ungulati nelle zone sottoposte a restrizioni. In altre parole, si potrà procedere al «depopolamento», questo l’eufemismo in perfetto stile burocratichese in sostituzione del più crudo «abbattimento», nelle aree protette e sinora precluse all’attività venatoria con l’ausilio di un cane, il limiere, particolarmente addestrato ad individuare la preda e puntarla.

«Si potrà imbracciare i fucili nei parchi come quello del Taburno, nelle oasi, nelle zone di ripopolamento e coltura» conferma Giuseppe Porcaro, agronomo, funzionario in servizio a Benevento, nell’ufficio regionale dell’assessorato all’Agricoltura, con il compito, tra gli altri, di coordinare le iniziative pianificate dalla Regione per il contenimento e controllo della fauna selvatica. È previsto, nelle prossime ore, un tavolo di lavoro col presidente del Parco del Taburno, Costantino Caturano. L’obiettivo è il coordinamento delle iniziative che si assumeranno nell’area su cui si estende la giurisdizione dell’ente.

I bioregolatori si aggiungono così ad altri loro colleghi abilitati alla caccia di selezione formando un piccolo esercito di 300 unità o poco più; a loro è demandato il compito di portare il numero dei cinghiali in circolazione ad una dimensione più fisiologica rispetto a quella patologica con la quale oggi si devono fare i conti.

Da un calcolo, sia pure prudentissimo, si ritiene che vi siano non meno di 20mila esemplari che scorrazzano in lungo ed in largo per campagne e boschi del Sannio. Nel 2022 si eliminarono 2800 capi; 3300 nel 2023. L’anno scorso hanno inflitto distruzioni all’agricoltura del valore di circa 500mila euro.

Dal primo gennaio ad oggi, sono pervenute già 124 segnalazioni di incursioni con un danno denunciato di 150mila euro. Presto, non oltre la metà di maggio, ci sarà la prima «girata», il termine tecnico col quale si identifica la battuta operata dai bioregolatori. Si terrà in un’area non lontana dal comune capoluogo. Seguirà subito dopo – avverte Porcaro - un’altra spedizione che si effettuerà nel Fortore. In particolare, si setaccerà il territorio che circonda San Bartolomeo in Galdo, tra i preferiti dalle orde cinghialesche. Che si attendano buoni risultati, è più di una speranza.

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«A cacciare – spiega – non sarà un singolo ma una squadra composta da non meno di cinque e non più di otto unità. La girata, insomma, consentirà di abbattere un buon numero alla volta». Va subito detto che l’impegno così congegnato dovrà essere svolto sempre e comunque con la supervisione della sezione forestale dell’Arma dei carabinieri e non prima di essere stato emanato il via libera formale con apposito decreto dall’ufficio di cui è responsabile Porcaro. Da ricordare, a questo punto, che continuerà ad operare anche il «selettore», che agisce in solitaria, su segnalazione anche del semplice cittadino e dopo avere accertato che la zona nella quale è stato chiamato sia senza vincoli. Il Bioregolatore si accinge a svolgere un servizio a tutela della sicurezza non solo degli agricoltori ma anche della comunità in generale, tenuto anche conto delle sempre più frequenti incursioni in città. Per un impiego così complesso, non è improbabile che si possa istituzionalizzare il loro ruolo.

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